sabato 13 giugno 2009

LE WHALE FALL COMMUNITIES E LE SCOPERTE PLIOCENICHE TOSCANE




di Luca Oddone


Quando una balena muore, il suo corpo si rigonfia per via dei gas di decomposizione, ma è presto destinato ad affondare o a spiaggiarsi. Il più delle volte la balena morta affonda e si adagia sul fondo del mare, in modo particolare quando l'animale è denutrito. Le carcasse delle balene una volta sul fondale marino sono una ricca fonte di materia organica per gli organismi che vivono nelle profondità oceaniche. Questa nicchia ecologica, chiamata in inglese “Whale fall communities” (Comunità associate alle carcasse di balena) può selezionare particolari specie all’interno di questo ambiente che è normalmente considerato povero di nutrienti. (Video:http://www.youtube.com/watch?v=vQbGk4sHROg)
Con il passare dei giorni, gli organismi saprofiti, tra cui numerosi squali, pesci macrouridi, missinoidi ed anfipodi, convergono sulla nuova fonte alimentare e voracemente rimuovono la carne dalle ossa (il tasso di consumo è stato stimato intorno a 40 - 60 chilogrammi di carne al giorno). In molti casi la balena è messa a nudo fino all'osso nel giro di qualche mese. Ad un anno dalla deposizione sul fondale, i resti della balena ed il sedimento vicino organicamente arricchito vengono infestati da innumerevoli policheti e crostacei insoliti, così come da molluschi ed altri invertebrati. I policheti spesso coprono il fondo marino con un tappeto molto denso, fino a 45.000 animali per metro quadro, densità più elevata che in qualsiasi altro ambiente marino. Gli animali in questa comunità opportunista ricca di nutrienti si alimentano direttamente del materiale organico presente tra le ossa, i fanoni e nel sedimento circostante. Molti di questi animali sembrano essere presenti in alto mare solo nei pressi delle balene affondate e ad ogni nuova balena affondata studiata, ne spuntano nuove specie per la scienza. In questa fase sebbene gli animali siano presenti in numeri molto elevati, solo poche specie sono in realtà presenti. Una simile situazione si può osservare nei pressi di altre fonti di materiale organico ad alta concentrazione in ambiente marino, quali gli scarichi delle fogne.


Circa un anno o due dopo la caduta della balena, la maggior parte del materiale organico facilmente digeribile è stata consumata. Tuttavia, nelle profondità dell’oceano, batteri zolfo riduttori continuano ad alimentarsi dei lipidi e degli oli che si trovano all'interno delle ossa della balena. Questo processo libera gradualmente solfuro di idrogeno, che fornisce l’avvio per una terza fase, la formazioni di comunità batteriche zolfo dipendenti. Questo terzo tipo di comunità è importante per diversi motivi. Infatti, al termine di questo processo, si formano comunità che, anziché di essere basate su organismi fotosintetici, come il fitoplancton, si basano su una rete alimentare autonoma generata quasi interamente dall'energia proveniente dai batteri chemiosintetici, fornendo molte nicchie ecologiche differenti. Questo tipo di comunità che si forma cronologicamente più tardi, è stupefacente per la sua varietà. Fino a duecento specie differenti di animali macroscopici sono stati trovati su un singolo scheletro di balena. Molte di queste specie sono specificamente adattate per utilizzare le balene affondate come fonte alimentare e substrato. Queste comunità possono anche essere sorprendentemente persistenti, con una vita comunitaria sul cadavere di una grande balena affondata che può raggiungere anche più di 50 anni. Questa persistenza è particolarmente impressionante perché ogni comunità che si forma intorno ad una balena affondata è basata su una fonte alimentare transitoria. Prima o poi, le larve planctoniche degli organismi invertebrati dovranno trovare e colonizzare in qualche modo una nuova balena per sopravvivere. Ma gli affondamenti di balene è stato osservato che sono relativamente comuni. Si valuta che, basandosi sulle attuali popolazioni di balene, può affondare una balena approssimativamente ogni 5-16 chilometri, questo almeno dove le popolazioni di cetacei sono ancora numerose. Simili distanze vengono facilmente percorse dalle larve planctoniche. La caduta di balene in acque molto profonde, come all’interno di un canyon sottomarino è inoltre particolarmente interessante perché a questa profondità gli organismi saprofiti sono meno attivi, ma gli organismi zolfo riduttori possono comparire molto prima.



Ogni comunità che si forma è pressoché unica per varietà di specie presenti. Poiché molti di questi organismi sono difficili da identificare basandosi solo sulla loro morfologia, i ricercatori spesso utilizzano metodi genetici e analisi molecolari per capire i modelli evolutivi fra comunità diverse di balene affondate.La presenza di molluschi associata alle ossa di balene fossili risalenti anche a trenta milioni di anni fa suggeriscono che le comunità che si formano intorno alle balene affondate esistono almeno da quando sono comparse sul nostro pianeta le balene stesse. Dai terreni pliocenici del centro Italia, provengono molti resti di cetacei fossili scoperti alla fine del 1800, ma del tutto inutilizzabili ai fini di questi studi. La maggior parte di questi resti è infatti oggi conservata all’interno di musei, ed è decontestualizzata dal sedimento in cui è stata scoperta e dal detrito che ricopriva e si concrezionava intorno alle ossa. Solo raramente abbiamo qualche riferimento circa le specie di molluschi presenti nei dintorni dei reperti recuperati, poco o per nulla utili a ricostruire in modo approfondito la tipologia di whale fall presente.Negli ultimi venti anni, grazie al Gruppo G.A.M.P.S. di Scandicci, si è riattivato un meccanismo latente da oltre un secolo. Da anni, infatti, non venivano scoperti e recuperati un numero così elevato di reperti fossili di cetacei pliocenici. L’attività di ricerca del gruppo toscano ha permesso in pochi anni di ritrovare e consegnare al mondo scientifico sei cetacei fossili rinvenuti fra la Toscana e l’Umbria. Alla luce dei recenti studi inerenti le whale fall si è così pensato di poter approfondire anche in Italia questo studio dei sedimenti fossili, per poter meglio comprendere ed analizzare la formazione di queste comunità formatesi sulle balene affondate nell’antico bacino pliocenico della Toscana. Se consideriamo il numeroso quantitativo di fossili significativi di Mysticeti recuperati tra le colline toscane ed umbre, possiamo immaginare la soddisfazione dei Ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze (http://www.geo.unifi.it/CMpro-v-p-127.html) che proprio ieri hanno iniziato gli studi sul materiale inerente alle balene recuperate dal G.A.M.P.S. di Scandicci.